Il muflone
Nome in latino: Ovis [orientalis] musimon Gmelin
Sistematica
MUFLONE
SUPERORDINE Ungulati
ORDINE Artiodattili
SOTTORDINE Ruminanti
FAMIGLIA Bovidi
SOTTOFAMIGLIA Caprine
TRIBU’ Caprini
GENERE Ovis
SPECIE O. [orientalis] musimon
SOTTOSPECIE O. o. musimon
Il muflone sembra essere geneticamente e morfologicamente quasi uguale a Ovis orientalis, tanto da presumere che si tratti di una sottospecie di quest’ultimo, chiamata Ovis [orientalis] musimon.
Le parentesi quadre stanno a indicare che i dibattiti a riguardo sul valore specifico o sottospecifico non sono ancora del tutto chiariti.
Nonostante questo, il muflone oggi è considerato 1 delle 5 specie selvatiche appartenente al genere Ovis.
Le popolazione di muflone presenti in Europa sono frutto di immissioni fatte dall’uomo.
Questi animali principalmente provenivano dalla Sardegna e dalla Corsica, anche se si pensa che lo sviluppo di questi selvatici su queste isole sia frutto dell’uomo.
Queste popolazioni derivano con buona probabilità da antiche forme di pecora domestica, introdotte in tempi antichi dall’uomo, progressivamente ritornate allo stato selvatico.
Il muflone, essendo una pecora rinselvatichita, può incrociarsi con altre pecore domestiche, perdendo così l’identità genetica appresa durante i tantissimi anni di isolamento sulle isole.
Questo animale si presenta di aspetto robusto, con il garrese leggermente più alto della groppa e con delle corna portate con una curvatura a “cerchio”.
Le corna sono portate in entrambi i sessi, anche se nella femmina sono sviluppate di meno e a volte non sono presenti.
Principali dati biometrici
Questa è una tabella di riferimento di base, dato che ogni provincia ne realizza una in base ai dati da lei raccolti.
Il mantello
Il muflone compie principalmente 2 mute annuali.
La muta primaverile si compie da marzo a maggio, mentre quella invernale da settembre a ottobre.
Nel periodo estivo i maschi mostrano un mantello bruno-rossastro, con il ventre, la parte interna e inferiore degli arti, e la zona perianale di color biancastro.
Le parti biancastre entrano in contrasto con le linee nerastre ai lati dell’addome, sulla parte superiore degli arti, nel sottogola e la zona della spalla.
Nei maschi, a partire dal 2° anno di età, si può presentare sui fianchi una zona di peli molto chiari, detta “sella”.
il muso presenta la maschera facciale di color bianco.
La coda è di color nerastra nella parte esterna e di color giallo-biancastro nella parte interna.
Le femmine si presentano di color bruno chiaro con la sella assente.
Il mantello invernale del maschio è di un color bruno scuro tendente al nero, con sella bianca e una criniera molto evidente.
Lo specchio anale bianco contrasta con la coda nera.
La parte distale delle zampe e del ventre si presenta bianca.
La femmina, nel periodo invernale, si presenta bruna e talvolta con la sella accennata da peli grigiastri.
Il contrasto tra le parti chiare e scure del manto è meno visibile rispetto ai maschi.
I piccoli hanno un manto color marrone chiaro con riflessi giallastri, come nelle madri.
Questa colorazione persisterà sul piccolo fino all’età di 6 mesi, per poi assumere la colorazione tipica degli adulti.
Le corna e il loro sviluppo
Il trofeo è formato da 2 astucci di sostanza cornea inseriti sulle ossa frontali di forma conica, che si sviluppano in continuità sulla scatola cranica, inclinate posteriormente.
Le corna dei maschi, fisse e in continua crescita, possono raggiungere una lunghezza di 80-90 cm, fino a un massimo di 100 cm.
Si sviluppano inscrivendosi in un cerchio, con un caratteristico sviluppo a spirale.
La loro sezione è irregolarmente triangolare, con una base di sviluppo di 20-25 cm e con una superfice rugosa per solchi trasversali.
D’inverno, come negli altri bovidi, la crescita delle corna è rallentata, formando così gli anello di crescita.
Nei maschi, gli anelli di crescita, ben visibili nella parte interna e posteriore del corno, forniscono un’esatta stima dell’età del selvatico.
L’agnello alla nascita è senza trofeo e comincia a svilupparlo al 4° mese di vita.
Nel primo inverno che trascorre l’agnello, le piccole stanghe si presentano lunghe 10-15 cm.
Ad 1 anno le corna riprendono la loro crescita incurvandosi in maniera evidente.
Il maschio, ad 1 anno e mezzo di vita, presenta le corna lunghe 35-40 cm, con una curvatura accentuata a tal punto che la cima è indirizzata verso la parte alta della schiena (spalla).
Lo sviluppo delle corna rimane elevato nei primi 2-3 anni di vita, per poi rallentare negli anni successivi.
Dall’ 8°- 9° anno di vita del selvatico, le corna crescono soltanto di pochi millimetri all’anno e spesso non si riesce a notarlo a causa delle cime dei corni smussati.
I tappi delle ossa frontali, dove sono inseriti gli astucci cornei, sono molto importanti per determinare l’accrescimento delle spirali.
Nei giovani la loro lunghezza risulta la metà del corno, mentre negli adulti a circa un terzo.
Il ritmo di accrescimento del trofeo, come negli altri bovidi, è sempre legato allo stato di salute dell’animale, alla quantità e alla qualità del cibo di cui si nutre.
Ubicazione
Il muflone sembra si adatta bene dagli ambiente collinari, a partire dai 300 metri sul livello del mare, fino ad arrivare alla bassa montagna.
Lo troviamo in terreni aperti con una significativa predilezione per le zone boschive con la presenza di parti rocciose.
Quest’ultime utilizzate dall’animale come per ripararsi quando è disturbato o come zone di rifugio.
Frequenta zone boschive di latifoglie fino alle faggete termofile tra i 600 e i 1.000 metri, anche se in estate riesce a raggiungere altitudini di 2.000 metri.
Non sopporta le abbondanti nevicate, e di conseguenza tende a spostarsi anche in maniera considerevole in zone dove la neve non gli crea problemi.
Per questo, nel periodo invernale, tende ad occupare zone-rifugio dove può trovare più cibo.
Nel 2005, si sono censiti ben 15.000 esemplari di muflone su tutto il territorio nazionale.
In Sardegna il muflone è una specie protetta, e attualmente vivono più di 6.000 capi.
Alimentazione
Il muflone è un erbivoro ruminante ed è considerato il pascolatore puro per eccellenza, anche se , quando è possibile, può comportarsi da brucatore.
Questo animale è in grado di adattarsi molto bene alla scelta del cibo.
La sua dieta dipende in larga misura dall’offerta di cibo che l’ambiente è in grado di proporre nelle varie stagioni.
Il fabbisogno giornaliero di cui ha bisogno per sopravvivere, corrisponde a 4 – 4,5 kg di foraggio verde.
La sua dieta è composta principalmente da piante erbacee (circa il 60%) ma utilizza anche foglie, arbusti, bacche , frutti, ghiande, funghi e licheni (40%).
Tutto ciò vuol dire che il muflone dimostra una notevole adattabilità alimentare, tanto da rendere difficile stilare una lista dei vegetali appetibili.
Classi d’età
La stima dell’età negli esemplari maschi è notevolmente facilitata data la presenza delle corna in continua crescita.
A distanze elevate è possibile determinare l’età del selvatico con precisione fino all’età di 5 anni.
Negli esemplari di 8-9 anni, la valutazione dell’età è poco apprezzabile a causa dell’usure delle punte.
In questi casi, per essere sicuri dell’età dell’animale, bisogna analizzarlo da vicino e in modo diretto, tramite il controllo dell’usura dei denti e della conta degli anelli annuali sulle corna.
Come per gli altri bovidi, lo stato di salute del selvatico e la qualità dell’alimentazione, influiscono sull’accrescimento del trofeo.
La valutazione della classe d’età delle femmine è resa più difficile data la mancanza delle corna.
Riconoscimento delle classi d’età nel periodo dei censimenti
Riconoscimento delle classi d’età nel periodo venatorio
Adulti (classe 2)
Vecchi (classe 3)
Riconoscimento dei sessi
Non ci sono grosse difficoltà nel riconoscere i sessi del muflone.
Questo perché in base alla corporatura, al differente sviluppo del mantello e soprattutto alla presenza delle corna, rendono la valutazione facile.
L’unico errore dove si può campare, è la somiglianza delle femmine con trofeo con i maschi giovani di 1 anno.
Per distinguerli è possibile osservare la posa di minzione, dove i maschi rimangono ben ritti sulle zampe, mentre le femmine si accovacciano vistosamente.
Nonostante questo, alcuni maschi giovani, tendono ad assumere una posa di minzione intermedia tra gli adulti e le femmine, complicando così la valutazione.
L’unico metodo sicuro per il riconoscimento sessuale rimane l’osservazione delle corna.
I maschi hanno generalmente un diametro basale più ampio, con corna più lunghe e maggiormente divaricate.
Le femmine hanno un diametro delle corna più sottile e un maggiore spazio tra gli astucci.
Ciclo vitale e biologia riproduttiva
Le femmine vivono principalmente nei greggi.
Il numero di individui di quest’ultimi varia principalmente dal luogo in cui vivono.
I gruppi più numerosi vengono avvistati principalmente in zone più aperte, mentre nelle zone boschive i greggi possono essere di scarse dimensioni, o addirittura limitarsi al binomio femmina adulta e piccolo.
I grandi greggi sono guidati da una femmina con una posizione gerarchica elevata, seguita da altre femmine di varie età e da i giovani maschi.
Le femmine spesso rimangono con la madre anche dopo aver raggiunto la maggiore età.
Al contrario i maschi, dopo aver raggiunto l’anno di età (raramente nel secondo), si disgregano dal branco materno per andare a formare piccoli gruppi costituiti da 2-5 capi.
Questa tendenza di stare in gruppo per i maschi dura fino al loro 4° anno di vita, per poi diminuire sempre di più.
I maschi adulti e vecchi sono principalmente solitari e solo raramente si notano in gruppi di più di 2 capi.
In autunno i maschi cominciano a dare i loro primi segni di eccitazione sessuale, avvicinandosi così ai greggi delle femmine.
I segni più evidenti dell’eccitazione dei maschi sono:
- la coda ribaltata verso l’alto portata per alcuni tratti,
- l’annusamento dell’aria e
- il fiatare le zone genitali femminili per controllare lo stato estrale.
Successivamente i maschi, dopo aver raggiunto le femmine, cominciano i loro rituali di sfida, con la finalità di definire la loro gerarchia e la possibilità di partecipare così agli accoppiamenti.
I maschi di 1 anno e mezzo di vita, anche se sessualmente attivi, non riescono a partecipare agli accoppiamenti fino al loro 4°-5° anno d’età.
Le femmine invece raggiungono la loro maturità sessuale sociale al 2°-3° anno di vita.
I maschi, in base alla quantità di femmine disponibili sul territorio, si possono comportare in 2 modi differenti:
- Nel caso ci sia un’alta densità di femmine, il maschio tende a difendere un’area nuziale (lek), nella quale cerca di attirare le femmine in estro per poi coprirle.
- Nel caso ci sia un gregge poco numeroso, il maschio si sposta di continuo per cercare di isolare le femmine recettive e di coprile, sempre dopo aver imposto il suo rango sugli altri maschi.
Il periodo degli accoppiamenti si verifica principalmente nei mesi di ottobre e novembre.
Finita la stagione degli amori, i maschi restano aggregati ai greggi di femmine fino al sopraggiungere della primavera, per poi andare a ricostituire piccoli gruppi o isolarsi.
Le femmine gravide hanno una gestazione che dura dai 150 ai 160 giorni (5 mesi e mezzo).
Partoriscono principalmente tra fine marzo e fine aprile, in un luogo fuori dal branco e con una buona copertura arbustiva.
Ogni femmina adulta genera 1 solo piccolo (solo nel 5-10% dei casi ne partorisce 2).
La femmina allatta il suo piccolo fino all’età di 5 mesi, ma già dopo alcune settimane è in grado di pascolare assieme alla madre elementi vegetali.
Il sex ratio è di 1 : 1 ( 1 maschio : 1 femmina)
Formula dentaria e dentizione
La dentatura completa del muflone è composta da 32 denti.
La dentatura da latte è costituita da 20 denti, che nel raggiungimento del 43° – 46° mese di vita verrà completamente sostituita da quella definitiva.
All’età di 3-4 mesi spunta il 1° molare.
All’età di 10-13 mesi spunta il 2° molare.
A 25-27 mesi spunta il 2° incisivo definitivo e i 3 premolari definitivi ( il 3° premolare è bilobato).
A 32-34 mesi spunta il 3° incisivo definitivo e il 3° molare.
Nei primi 3-4 anni di vita dell’animale, la stima dell’età è nota grazie alla perdita dei denti da latte.
Successivamente bisogna valutare l’usura dei denti definitivi (molari).
Questo metodo viene utilizzato solamente per stimare l’età delle femmine, mentre per i maschi basta osservare le corna.
Nell’immagine sovrastante si può notare la sostituzione degli incisisi e canini da latte con i denti definitivi.
Se vi interessa approfondire le varie caratteristiche di questo splendido animale e di tutti gli altri ungulati presenti sul nostro territorio, vi consiglio questo ottimo libro, molto utile per prepararsi al meglio per l’esame di esperto accompagnatore.